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27 settembre 2009

Le piccole aziende raccontano i sacrifici per stare sui mercati, ma ora tocca a banche e governo


I lettori hanno raccontato al sito del Sole 24 Ore i problemi con cui si scontrano quotidianamente, le attese, le speranze: ecco alcune delle loro storie. E le loro richieste.

Vacanze e ristorante addio
Sono titolare di una ditta individuale attiva nel settore della carpenteria metallica. Da quattro mesi non arrivano clienti. Sto dando fondo ai risparmi pur di non chiudere. Sono anni che io e la mia famiglia trascorriamo le vacanze a casa, non sappiamo più cosa significhi andare al ristorante. Telefono, affitto, contributi previdenziali: se per disgrazia ti ammali non ti paga nessuno. E il governo insiste nel dire che va tutto bene.
Alberto

L'indotto soffocato
Sono un giovane imprenditore di Reggio Emilia, lavoro nella meccanica e mi interrogo sugli effetti della crisi: le grandi aziende del territorio sono ferme, l'indotto, che è formato da piccolissime imprese ad alta produttività, soffre di asfissia, molte di queste entro l'anno saranno costrette alla chiusura o a tagli di personale. La luce in fondo al tunnel, che molti media ed economisti sembrano vedere, qui non è arrivata, e penso che quando arriverà dovrà fare i conti con le macerie che questa crisi ci lascerà.
Andrea

Le frustrazioni dei giovani
Non sono un imprenditore, ma un salariato. Lo specchio della crisi è il mercato del lavoro. Appartengo alla generazione dell'interinale: da dieci anni non si è mai vista una tale carenza di lavoro. La crisi, soprattutto in Italia, sta uccidendo tante aziende, ma ancor più tante giovani carriere, esasperando il senso di frustrazione di una (o forse più d'una) generazione.
Mimmo

La meritocrazia dimenticata
Siamo imprenditori alberghieri di due strutture nelle vicinanze dell'aeroporto di Palermo: in questi ultimi 15 anni tutto è diventato più complicato. Nessuna soddisfazione a fronte di milioni di euro investiti e del nostro impegno. Ci sentiamo frustati nel vedere dirigenti pubblici che percepiscono stipendi e liquidazioni che noi possiamo solo sognare. Che democrazia è la nostra se non viene valutato il merito e l'impegno?
Gioacchino

Incassi «a babbo morto»
Operiamo nella meccanica, 50 addetti, esportiamo in tutto il mondo per il settore auto ed elettrodomestici, stiamo sopravvivendo nella speranza che riparta il mercato. I clienti conoscono la situazione e impongono i prezzi (ormai fare offerte non serve più) spesso facendo il confronto con i paesi low cost. Così, accetti il lavoro sapendo già che sarà una rogna. Purtroppo non possiamo neanche contare sul sistema bancario che, al contrario, ci darà il colpo di grazia. Altro capitolo sono gli incassi che soprattutto in Italia sono «a babbo morto» con unica gioia delle banche e degli avvocati.
Arnaldo

Servono i dazi
L'unica soluzione per tutelare la produzione e il lavoro è quella di imporre dazi anti-dumping per i prodotti provenienti da paesi extra europei che non abbiano sottoscritto con l'Italia o l'Europa accordi di scambio merci. La crisi finirà quando ci decideremo a mettere in atto queste contromisure verso l'import selvaggio di beni di largo consumo.
Marco

A caccia di finanziamenti
Gestisco un'azienda di costruzioni meccaniche speciali, abbiamo clienti in tutta Europa e per far fronte alla concorrenza estera abbiamo sempre investito. Ora ci sentiamo dire dalle banche che non dovevamo, visti i tempi! Le banche aiutano solo chi ha bilanci sani, se un'azienda è in difficoltà non può accedere ai finanziamenti. Siamo sul mercato da 50 anni, occupiamo 43 dipendenti, non abbiamo mai ritardato un pagamento di tasse, contributi o stipendi. Abbiamo accompagnato alla pensione una generazione di collaboratori; la nostra forza è negli operai specializzati e nei macchinari innovativi, ma sembra che a Roma e alle banche non interessi aiutare le nostre realtà. Per le tasse di novembre consegnerò una macchina utensile all'Ufficio imposte: magari loro riescono a farsi finanziare!
Luigi

Quanto costa la qualità
La mia azienda di arredamento per negozi sconta una gravissima crisi per il fatto di produrre arredi di gran qualità che durano nel tempo. Già, ma giustamente la qualità costa e il fatto che durino non conta perché il commerciante non sa più per quanto tempo durerà la sua attività. Il problema principale sono i ritardi nei pagamenti dai clienti (e non oso pensare a quelli dalla pubblica amministrazione).
  CONTINUA ...»

27 settembre 2009
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